venerdì 30 luglio 2010

Volare..oh oh…. Part 2

Cinture allacciate. Sedilino di Dracula allacciato. Draculino steso dal latte. Marito con la paura di volare.

Ci aspetta una meravigliosa vacanza. Cosa sono 8 ore di volo con un piccolo di 7 mesi? UN INFERNO.

La prima ora scorre abbastanza liscia…la quiete prima della tempesta. Mangiamo la pasta di plastica e il panino congelato col burro, guardando compiaciuti il nostro angioletto che dorme. Sono le 9, anche noi adesso possiamo dormire. Ci sistemiamo alla bell’e meglio, accartocciati su noi stessi ma talmente stanchi che riusciremmo a dormire anche in un centimetro quadrato. Passano dieci minuti e sento qualcosa che mi preme sul fianco. Cerco di spostarmi. Continua. Con piu’ forza. Si unisce anche un leggero lamento. Devo tirarmi su.

E’ Draculino. Spinge con i piedotti sul mio fianco. Speriamo sia solo per sistemarsi e che si riaddormenti. Ha gli occhi chiusi. Uno si apre…oh cazzz……..un grido dilania i miei timpani e sicuramente quelli delle tre file davanti e dietro. Sento imprecazioni che volano. Gente che si rigira e sicuramente maledice chi porta i bambini sugli aerei. Io facevo lo stesso. Solo che adesso si tratta di me e Draculino. Cosa fare? Lo riempio di cibo. Gli caccio il bibe pieno di latte in bocca. Dopo 10 minuti dorme beato. Che faccia da angioletto. Mi riaccartoccio sul mio sedile. Passa mezz’ora e un altro grido mi fa quasi cadere per terra. Nulla.  Non vuol piu’ dormire. Ha gli occhi spalancati come una civetta. Shhhh, gli dico dolcemente. Altro grido. I moccoli e le imprecazioni dei vicini imperversano. Mi chiudo in bagno. Ma c’e’ un odore…dopo mezz’ora devo uscire, non ce la faccio piu’. Altro latte…..cosa mi potevo aspettare se non…..

1 litro di latte= 1 kg di cac………….

Cambiarlo nel bagnetto dell’economy non e’ una passeggiata. Diciamo che ha lasciato la sua firma dappertutto, il caro Draculino. Pero’ che ridere……

Dopo nove ore di cac e latte e grida ci chiedono di allacciare le cinture…si atterraaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa

Morale della favola: se potete fatevi una bella vacanza a un’ora da casa…..se proprio dovete prendere l’aereo con un neonato portatevi polli arrosto e un sacco di pannolini!

Camilla

giovedì 29 luglio 2010

Il “refund”, ovvero Non tutto e’ perduto


Vi è mai capitato di tornare a casa dopo una lunga giornata di shopping, tirare fuori dalle sportine i vostri acquisti, e chiedervi con un nodo alla gola e con il sudore sulla fronte: “Ma questo cosa l’ho comprato a fare?! Non mi serve, non mi piace nemmeno e mi fa pure più grassa!”. In Italia purtroppo c’è ben poco da fare, al massimo potete tornare al negozio e cambiare il vostro acquisto con qualcos’altro (sempre che non sia stato comprato in saldo) oppure nel peggiore dei casi potete riciclarlo come regalo per qualche amica antipatica per il prossimo Natale. Il senso di colpa comunque rimane indelebile. A New York invece tutto questo non accade perchè, va bene non hanno le lavatrici e nemmeno il bidet, ma hanno una cosa stupenda chiamata refund. Eh sì, qua mica scherzano, qua se una cosa non ti convince ritorni al negozio, mostri lo scontrino e i soldi ti vengono restituiti. Tutti. Non si tengono nemmeno un dollaro per il disagio, per farci un dispetto, per cercare di farci cambiare idea. Niente! Ci ridanno i soldi indietro fino all’ultimo centesimo. E abbiamo fino a 90 giorni di tempo per avere il nostro refund! In Italia per avere un rimborso possiamo incatenarci alle porte del negozio, minacciare di chiamare la polizia, l’Adiconsum o la Nasa, ma niente! I soldi indietro non c’e’ verso di farseli ridare…e’ la legge!


E non è finita qui. Se per un caso fortuito dovessimo perdere lo scontrino, non disperate, non tutto è perduto! I negozi americani accettano resi anche senza receipt, l’importante e’ che l’articolo che vogliamo restituire sia effettivamente uscito dal loro negozio. In questo caso non otterremo un rimborso, ma solamente un buono dello stesso valore. E vi pare poco?

Lo scorso mese mi e’ capitato di comprare un paio di stivali verde pisello solo per il piacere di uscire dal negozio con una sportina (oppure solo per regalarmi una piccola soddisfazione dopo una lunga giornata di lavoro…non ricordo!). Tornata a casa, davanti allo specchio, a mente fredda, mi sono resa conto che effettivamente il verde pisello non e’ un colore tanto facile da abbinare…quindi il giorno dopo sono ritornata al negozio, ho presentato lo scontrino, riconsegnato gli stivali senza nemmeno una domanda da parte del cassiere, e me ne sono tornata a casa con il mio bel rimborso nel portafoglio. Pero’ ancora adesso mi chiedo: avro’ fatto bene?? A me il verde pisello piace!!!

Anna

lunedì 26 luglio 2010

Al fuocooooo

Sicuramente vi sarete chiesti che fine avevo fatto..vero? No purtroppo non ho vinto 60 milioni di dollari alla lotteria, ne’ sono scappata a Las Vegas con l’uomo dei miei sogni……..

Al fuoco nel senso vero della parola, del fuoco, di un incendio. Non vi preoccupate, niente di grave. Solo che oltreche’ di fritto  del ristorante cinese di sotto, adesso i miei vestiti sanno anche di fumo. Beh cosa e’ successo? In parole povere il ristorante cinese sotto al mio appartamento e’ andato a fuoco…probabilmente perche’ il cuoco stava correndo per acchiappare un gatto per farlo arrosto….

Non mi ricordo dove eravamo arrivati, forse al mio weekend negli Hamptons. Magico. Un sogno. Ma i sogni diventano realta’ una volta rientrati dagli Hamptons a Manhattan. E il principe azzurro confessa di aver appena chiuso una storia e di non potersi buttare subito in un’altra…ma non poteva dirmelo prima? Non importa…noi forti come un budino al cioccolato non lo cerchiamo, evitiamo i posti dove possiamo incontrarlo….ma lo incontriamo lo stesso! Sara’ un caso? Il nostro subconscio ci spinge a fare cose che in realta’ non vorremmo non essendo kamikaze?

Comunque, il principe nel mese successivo al sogno l’ho incontrato per tutta Manhattan.

Uptown, downtown, East village, West village, Soho , Nolita, Tribeca.

Tutte le volte bella come il sole con un vestito fresco ma usato di Tokio Seven…il mio vintage store preferito. E lui non poteva resistermi. Ma io potevo resistere a lui. Quasi sempre.

Una sera il mio amico editor mi invita alla Boom Boom Room. Era tanto che ci volevo andare, la mattina dopo dovevo lavorare ma…..sarei andata , un drink e a nanna. Non avevo fatto i conti con i gatti arrosto cinesi.

Siamo saliti e quando si e’ aperto l’ascensore ho visto NEW YORK. Poi pero’ ho visto anche lui. In un angolo, come sempre. Mi ha sorriso, un bacio leggero sulla guancia.

Abbiamo parlato un po’, profumava di New York. Mi ha detto che era appena tornato da un reportage in Afghanistan. I volti dei bambini afghani erano il soggetto del reportage. Dovevo assolutamente vedere le foto. A casa sua.

Vedere le foto. A casa sua.

Mezz’ora e ci siamo baciati nella sua camera oscura. Sono scappata, ho paura ma questa e’ un’altra storia. Ero felice pero’, camminavo leggera in cerca di un taxi nel West village. Finche’ non sono arrivata sotto casa.

Cosa ci fanno otto camion dei pompieri sotto casa mia? E soprattutto cos’e’ il fumo che esce dal ristorante cinese?

L’incendio ha bruciato il ristorante…io gia’ mi facevo i film sulla mafia cinese, quando invece molto meno poeticamente il cuoco si e’ distratto tra un involtino primavera e l’altro. E casa mia? Solo i vetri spaccati dai pompieri e un gran odore di fumo. Il computer distrutto dallo scarpone di un firefighter (un onore pero’ Camilla!!!)

Seduta sul gradino di casa coi resti di wantung fritti. Impossibile dormire a casa. Non  mi resta che tornare al castello. Dal principe.

Bacio

Carlotta

venerdì 23 luglio 2010

Volare..oh oh…. Part 1

Chiaramente andando in Italia non si potevano evitare le 9 ore di volo…con pupo annesso. La partenza gia’ avrebbe dovuto farci annusare la tempesta che si sarebbe scatenata di li’ a poco……….

Il mio caro maritino si era messo d’accordo con un car-service per far venire a prendere la famiglia Brambilla che andava in vacanza…….Si era raccomandato che ci mandassero una macchina spaziosa dato che oltre al mio e suo piccolo bagaglio (il suo piu’ grosso del mio giuro!!!) c’erano anche tutte le cose di Draculino.

Situazione:

40 gradi all’ombra

Valigie di 100kg l’una

Draculino urlante (caccone)

Mamma isterica

Papa’ moccolante

Per fortuna il car service arriva puntuale. Giorgi ha gia’ portato giu’ tutto, mi sembravano poche cose adesso che sono tutte insieme mi vien male al pensiero del viaggio. Giorgio e il taxista cominciano a incastrare tutto nella macchina……..Il passeggino non ci sta. Dobbiamo metterlo davanti. Anche il tassista e’ sfinito e lo spinge con una tale violenza che taglia il sedile di pelle…ho paura che gli esploda una vena del collo da quanto e’ rosso…ma non dice assolutamente nulla. Si vendichera’ dopo.

Ce l’abbiamo fatta, siamo tutti sopra. Dopo circa 20 minuti siamo completamente fermi. Un incidente. Amore, non facciamoci rovinare la giornata, stiamo andando in vacanza….in realta’ anch’io vorrei prendere a calci il taxi. Ci mettiamo 2 ore contro i classici 45 minuti. Siamo gia’ distrutti.

Scarichiamo tutto. “Quant’e'?” chiede Giorgio. Sono 140 dollari. Giorgio e’ bianco. La tariffa normale sono 55. Ma avevi chiesto vorrei dirgli…ma ho paura che mi tiri un pugno.

Ci avviamo al check in…almeno li’ filera’ tutto liscio…no?

In realta’ anche li’ perdiamo piu’ di 40 minuti perche’ Dracula non ha il posto…lasciamo perdere. Come tante mamma sapranno anche il processo dei controlli di sicurezza (bimbo in collo, passeggino ai raggi x, marito incaz..o nero) non sono la cosa piu’ divertente del mondo!

Ma alla fine ce la facciamo. Siamo piazzati su una fila da 4: Giorgio a sinistra, Draculino nel mezzo sul suo sedile, io a destra.

Allacciate le cinture si parteeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee!

Camilla

giovedì 22 luglio 2010

TREMATE…Le streghe son tornate…

Eccoci….io dopo una lunga e meritata vacanza, Carlotta La Rinco che aveva smesso di scrivere per un “incendio” che lei stessa vi raccontera’…Io dopo un volo di 15 ore (sempre guasti tecnici) col pargolo che non ha gradito molto l’alta quota…
Adesso dopo circa 80 ore di non sonno il piccolo draculino (ancora niente denti ma anche con le gengivine che morsi!) è crollato…. Domani cominceranno i nostri racconti dell’ultimo mese e mezzo….
Buonanotte…RONF…che Dio me la mandi buona e soprattutto Draculino…

Camilla

mercoledì 21 luglio 2010

Manhattan Wardrobe Supply

"Hanging Jewelry Keeper", Manhattan Wardrobe Supply, $16

Strano ma vero: una volta tanto ho fatto un acquisto intelligente. Ho speso i miei sudati dollari in una cosa davvero utile: un porta-gioielli (se poi è bigiotteria va benissimo lo stesso!) da armadio composto da 80 tasche di diverse misure e con incorporata una gruccia all’estremità superiore per poter essere appeso…geniale!!! Nel mio appartamento c’erano anelli, bracciali, collane, orecchini, spille, elastici, fiori per capelli sparsi dappertutto. Sul comodino si era creata una montagna di bigiotteria e tutte le mattine dovevo svegliarmi 10 minuti prima per districare le collane tra loro. Poi un giorno una prof del FIT decide di tenere una lezione in questo negozio, il Manhattan Wardrobe Supply, che ha praticamente rivoluzionato la mia vita e i miei armadi. In questo negozio all’ottavo piano di un palazzo nel Garment District si può trovare tutto quello a cui prima di allora non avevamo nemmeno mai pensato ma che una volta entrate lì dentro ci sembra ESSENZIALE e ci chiediamo esterrefatte: ma come ho fatto a vivere 32 anni senza questa crema magica anti-macchia o questi bottoni da jeans usa e getta? E’ quello che ho pensato io quando ho visto il porta- bigiotteria!! Adesso ogni mattina posso dormire un pò di più, Antonio è contento perchè la casa è in ordine, e io ho ri-scoperto collane e bracciali nascosti nei meandri più impensabili dei miei cassetti.

Ed ogni volta che torno a casa e tolgo dalla sportina una collana o un paio di orecchini e li infilo in una delle 80 tasche a mia disposizione, mi sento molto meno in colpa, perchè so che alla base di tutto c’è un acquisto intelligente!

Anna

lunedì 19 luglio 2010

La bella lavanderina di Manhattan

Laundry Room

Io vi invidio. Voi non vi rendete conto di quanto siete fortunati. Sì, voi. Voi che in casa avete una lavatrice. Bè e cosa c’è di strano, vi starete chiedendo. Di strano c’è che qui a Manhattan la stragrande maggioranza degli appartamenti non ce l’ha. Ma come mai? Me lo sono chiesta tante volte anch’io. La risposta più gettonata, e forse anche la più probabile, è anche la più semplice: gli appartamenti sono troppo piccoli e la lavatrice non ci sta.


Quindi, per fare il bucato, le opzioni sono due:

1. se si è fortunati la lavatrice è condominiale, e quindi di solito, nel basement del palazzo, e cioè nel seminterrato, c’è una stanza con delle lavatrici e della asciugatrici che funzionano con tessere prepagate o monete;

2. se non si è così fortunati, si deve uscire di casa e andare nelle lavanderie pubbliche.

Io appartengo alla prima categoria: nel mio palazzo, nel seminterrato, ci sono 4 lavatrici e 4 asciugatrici che funzionano con una tessera prepagata.

Provate ad immaginare quanto sia scomodo e stressante non avere la lavatrice in casa. Ogni volta che devo fare il bucato devo: tirare fuori dallo sgabuzzino la cesta con i panni sporchi. Mettere dentro alla cesta il detersivo e l’ammorbidente. Ricordarsi di prendere su la tessera. Vestirsi decentemente, nel caso si incontri qualcuno. Prendere su le chiavi dell’appartamento. Uscire con tutta la roba che ti spacca le braccia. Chiudere la porta. Chiamare l’ascensore. Arrivare di sotto. Mettere i panni in lavatrice. Attivarla. Ritornare di sopra. Aspettare 34 minuti. Tornare di sotto con la cesta, la tessera e il profumatore per l’asciugatrice. Mettere nella cesta i panni che si rovinano nell’asciugatrice (il 90%) per portarli ad asciugare nell’appartamento. Infilare i restanti nell’asciugatrice. Salire di nuovo. Aspettare 55 minuti. Scendere di nuovo con la cesta. Risalire. Praticamente devo scendere e risalire in tutto 6 volte. E voi non potete nemmeno immaginarvi quante cose possono andare storte:

1. arrivata di sotto mi accorgo che nella tessera prepagata non ci sono più soldi: +2 viaggi.

2. arrivata di sotto tutte le lavatrici sono occupate: +2 viaggi.

3. arrivata di sotto mi accorgo che tutte le asciugatrici sono occupate: in questo caso cosa si fa? Si torna di sopra con tutti i panni bagnati e poi si torna di sotto, +2 viaggi, o si aspetta che una delle quattro finisca il ciclo: +0 viaggi ma +tempo perso? (o si abbandonano i panni nella lavatrice, si manda tutti a quel paese  e chi se ne frega? mmhh questa mi piace)

4. se non si è veloci e non si rispettano i tempi, 34 minuti per la lavatrice e 55 minuti per l’asciugatrice, qualche condomino poco educato, sceso anche lui per  fare il bucato e trovando tutte le lavatrici occupate, potrebbe prendere tutti i vostri panni e buttarli sul tavolo sporco, rotto e vecchio che si trova proprio lì davanti. Una volta mi è successo e non potete nemmeno immaginarvi cosa ho fatto per vendicarmi…

Anna

giovedì 15 luglio 2010

Maledetto touch screen!

LG CU920

Io adesso lo spacco. Si basta, mi sono rotta le scatole. No, non è possibile. Mai una volta che funzioni, mai!!! E siamo in America, a New York, qui le cose dovrebbero funzionare meglio no??!!

Ops, scusate lo sfogo. Con chi ce l’ho? Con chi ce l’ho??!! Con il mio cellulare! Ogni volta ha un problema. Mi sta facendo impazzire. Ogni giorno mi sorprende: quando penso che abbia toccato il fondo, che abbia raggiunto il limite di stupità raggiungibile da un apparecchio tecnologico, ecco che qualcosa di ancora piu’ stupido accade. Vi faccio qualche esempio:
  1. mi è capitato di chiamare Antonio più di una volta senza ottenere una risposta. Ok, sarà impegnato, mi dicevo. Può capitare, non sentirà il telefono squillare. Sì, ma può capitare una volta, due, anche tre…ma non tutti i giorni! Un pomeriggio decido quindi di fare una prova: ho preso il telefono di Antonio, l’ho appoggiato sul tavolo di fronte a me, e ho cominciato a chiamarlo. E cosa ho scoperto? Non si sa per quale ragione il mio telefono stava “chiamando” Antonio, ma dall’altra parte il suo cellulare non squillava! Roba da diventare matti!
  2. “lui” e’ un LG CU920 touch screen. Ogni volta che parlo con qualcuno il mio orecchio tocca quel benedetto screen e cominciano a succedere le cose più disperate senza che io me ne accorga: parte la segreteria telefonica, parte una chiamata in Italia, il telefono si connette ad Internet (non compreso nel mio contratto)…tutte cose poco costose eh! Quindi adesso vivo col il terrore che il mio orecchio appuntito possa attivare qualcosa che mi costerà poi decine di dollari!
  3. è anche capitato che sentissi delle voci provenire dalla mia borsa, spaventarmi a morte, frugare tra le mie cose e scoprire che nel cellulare si era magicamente attivata la televisione. Connetersi alla TV costa non so quanti dollari al nanosecondo!!
Insomma, ogni giorno vorrei prendere il mio telefono e lanciarlo nell’Hudson. Ma in America non è possibile. Eh no. Qui quando compri un telefono lo compri con l’abbonamento, e l’abbonamento ti vincola per 2 anni. Quindi, se al momento di scegliere il  cellulare si prende per una qualche ragione la decisione sbagliata, magari perchè si è appena arrivati dopo 10 ore di volo da un altro continente, magari perchè non si parla ancora bene la lingua o perchè si ha troppa fiducia nelle commesse, ecco che a quel punto sei rovinato per due anni. Ed e’ quello che è esattamente successo a me. Arrivata a NY, avevo bisogno di un telefono, “oh guarda come è figo il touch screen, sì sì sì, ok datemi i fogli che firmo tutto”…e non mi rendevo conto che stavo firmando la fine della mia tranquillità psicologica (e finanziaria!).

La mia mente, malata e stressata a causa di questa situazione, ha cominciato addirittura ad immaginarsi situazioni assurde: la notte mi capita di sognare orecchie giganti che mi impediscono di bloccare la connessione ad internet partita magicamente sul mio cellulare. Altre volte mi immagino la funzione “televisione” prendere una bustarella direttamente da AT&T per attivarsi a mia insaputa quando io sto facendo la doccia…cosa dite, cerco una cabina telefonica?

Anna

lunedì 12 luglio 2010

Nook…o no?


Nook, Barnes & Noble, 2GB, $149

Vi ho mai detto che per arrivare al lavoro devo superare ben 19 fermate della metrolitana? Erano 18, ma poi ci siamo trasferiti e adesso sono 19…di male in peggio praticamente. Il viaggio dovrebbe piu’ o meno durare 35 minuti ma ogni mattina capita qualcosa, quindi preferisco partire con 15 minuti d’anticipo sulla tabella di marcia. Ogni fermata ha il suo stereotipo di viaggiatore: alla 125th Street ci sono alcuni studenti della Columbia University e tanti bambini accompagnati dalle mamme. Alla 116th Street/ Columbia University di solito incontro studenti o professori. Dalla 66th Street alla 50th Street uomini (e donne) d’affari. Alla 42nd Street/ Times Square è sempre pieno di turisti. Tutti i giorni, almeno 2 volte al giorno, mi passano davanti centinaia di persone, tutte diverse tra loro. Ultimamente pero’ ho notato che c’è una cosa che accomuna piu’ o meno tutti quanti: il NOOK. Si, il NOOK. Come cos’e'?? No! Non è una parolaccia! Ok, ve lo spiego. Il NOOK è un e-book: un libro digitale, prodotto da Barnes & Noble, la più grande catena americana di librerie. Come dimensioni è simile all’I-Pad (questo lo conoscete vero?): piccolo, ultra-sottile, leggero. Tramite il NOOK potete scaricare migliaia di libri grazie alla tecnologia WI-FI o 3G Wireless o potete tenervi aggiornati leggendo gli e-magazines, versioni digitali delle vostre riviste preferite. Il NOOK da 2GB può contenere fino a 1500 libri! Provate ad immaginare quanto possa essere comodo: mai più librerie stracolme di libri, mai più il peso di un libro nella borsa, addio biblioteche.  Oltre alla leggerezza, alla praticità e alla grandissima varietà di libri disponibile, il NOOK ha anche un design moderno e alla moda. Il colore che va per la maggiore è il bianco ma già si fa a gara per la cover più originale.

Ma devo essere sincera con voi…Che gusto c’è a scaricare un libro da Internet? Ok, è pratico, veloce, senza coda alla cassa. Ma voi topi da biblioteca potete capirmi: cosa c’è di più bello che passare giornate intere alla ricerca del libro perfetto, annusarne le pagine, passeggiare per gli scaffali di una libreria e perdersi tra le migliaia di libri disponibili…Eh no miei cari Newyorkers tecnologici, stavolta non ci casco! Quando domani mattina in metropolitana sfoggerete il vostro ultra-tecnologico NOOK, io orgogliosa tirerò fuori dalla borsa il mio bel libro preso in prestito dalla biblioteca, guarderò le sue pagine ingiallite e sorriderò, consapevole, questa volta, di essere veramente fuori moda!

Anna

venerdì 9 luglio 2010

Chi ha perso una paperella a Soho?

Lost Duck

Nelle ultime settimane, lungo le vie di Soho e dell’East Village e’ sempre piu’ frequente vedere, appiccicati a pali della luce, muri o tronchi degli alberi, questi volantini gialli che reclamano la perdita di una paperella. Si, avete presente le paperelle galleggianti che usano i bambini per divertirsi nella vasca da bagno? Qualcuno, non si sa come, ne’ quando, ne’ tantomeno perche’, si e’ preso la briga di stampare questi volantini e di mettersi poi ad appiccicarli in giro.

La paperella ovviamente ha dato vita da parte mia alle piu’ strane interpretazioni:

1. sara’ forse il lancio pubblicitario di qualche nuovo prodotto? (ovviamente non una paperella…ma magari potrebbe essere proprio il logo di una nuova azienda);

2. forse e’ il nome di un locale in fase di apertura?;

3. e’ l’idea di un pazzo? (probabile).

Ma la domanda che mi sorge spontanea e che mi crea una certa inquietudine pero’ e’ questa: che faccio se la paperella la trovo veramente??!!

Anna

martedì 6 luglio 2010

Havaianas ai piedi, Manolo Blahnik nella borsa

Ecco quello che ho trovato stamattina mentre mi recavo al lavoro: l’intera parete di un palazzo a Soho ricoperta dalla pubblicità delle infradito Havaianas.

Greene Street, Soho

Le ragazze americane vanno pazze per le Havaianas. Spostarsi a Manhattan per chi è abituato a camminare sui tacchi non è facile. Ogni giorno è una nuova sfida: metropolitane da prendere al volo, taxi da fermare in corsa in mezzo alla strada, bus perennemente carichi di gente. Inoltre, non si è mai così fortunate da avere l’ufficio esattamente all’altezza della fermata della metro o del bus, quindi poi si deve affrontare anche una bella camminata. Morale della favola: le ragazze americane hanno l’abitudine di uscire di casa con le infradito ai piedi e le scarpe col tacco nella borsa, pronte poi a cambiarsi sulla strada fuori dall’ufficio, in ascensore o sul pianerottolo. Newyorkers docent.

Anna

domenica 4 luglio 2010

Happy 4th of July!

L’America è pronta a commemorare il suo Independence Day: il 4 Luglio del 1776 13 colonie britanniche dichiararono la propria indipendenza dalla madrepatria, ratificando a Philadelphia una Dichiarazione d’Indipendenza, che segna di fatto la nascita degli Stati Uniti d’America.

Io voglio festeggiare il 4 Luglio con un omaggio alla bandiera americana…a modo mio: 

"Flag Dress", Catherine Malandrino




Happy Independence Day!

Anna

sabato 3 luglio 2010

Patricia Field…vesti anche me!

Patricia Field
Sex and The City 2

Mercoledì pomeriggio, uscita prima dal lavoro, io e la mia amica Mary decidiamo di berci una bella limonata fredda e di farci quattro chiacchiere. Passeggiando tra Soho, Nolita e Noho, ad un certo punto a Mary viene un’idea: “Andiamo a dare un’occhiata al negozio di Patricia Field?” Percorriamo quindi velocemente Houston Street fino ad arrivare all’incrocio con la Bowery. Giriamo a sinistra e subito ci imbattiamo in un negozio veramente particolare.

Patricia Field, mi spiega la mia amica Mary, e’ la costumista di Sex and the City, Il diavolo veste Prada e Ugly Betty: e’ lei che ha “vestito” Carrie, Samantha & Co. nella mitica serie televisiva ambientata a New York che ha fatto sognare tutte noi. Ma allora siamo nel negozio di un genio! (se avete visto Sex and the City 2 non potete non essere d’accordo con me! Carrie al mercatino ad Abu Dhabi, con la t-shirt di Dior, è fantastica!).

Il negozio è pazzesco: canotte con i teschi, pantaloni di pelle, reggiseni di pizzo, bigiotteria, parrucche…vi consiglio di dare un’occhiata al sito internet per farvi un’idea (www.patriciafield.com). Qui avete anche la possibilità di comprare qualche pezzo indossato da Carrie:  per “soli” $400 la coroncina nera che indossa alle nozze gay tra Stanford e Anthony può essere vostra! Nel lower level inoltre potete farvi tagliare e colorare i capelli in un salone di bellezza annesso al negozio.

Patricia Field per la serie Sex and the City è stata nominata a ben 5 Emmy Awards come migliore stilista nella categoria Outstanding Costumes-Series (ne ha vinto uno nel 2002) e per Il Diavolo veste Prada è stata nominata agli Academy Awards nella categoria Best Costume Design. Io adesso ci provo e le lancio un appello: Patricia!!! Vesti anche me!!!

Anna

giovedì 1 luglio 2010

I ♥ my Goody Bag



Avete presente quando, a una festa privata, a una fiera o a una cena organizzata da qualche società importante, prima che ve ne andiate vi danno in omaggio una borsettina con all’interno dei regalini per farvi ricordare l’evento e farvi andare a casa felici e contenti? Ecco, quelle si chiamano goody bags e sono la gioia degli invitati.

Al party per l’apertura di Forever 21, inaspettatamente, prima di uscire, vedo una miriade di shopping bags tutte posizionate su cinque lunghi tavoli. Dentro di me ho cominciato a sperare che potessero essere dei regali per gli ospiti…e non mi sbagliavo! Una ragazza tutta sorridente mi si avvicina e mi porge la mia goody bag! La borsa di per sè è molto carina: è di cotone colorato e mi è molto comoda per metterci i libri quando ho lezione al FIT. Subito controllo cosa contiene: allora, una canottiera bianca…anzi no sono due! Una bianca ed una nera! Ma cosa c’è lì sotto di giallo…un ombrello! E in questa busta trasparente! Tre smalti!!! Iuppi! E questa tessera cos’è…vediamo un pò…un buono sconto di 10$!!! Certo che ci vuole proprio poco per farmi felice!

W le goody bags, w forever 21 e w Brett!!!

Anna